TIROIDE SECCA


 
Tiroide secca, farmaco preparato in Farmacia
Grazie al Farmacista è possibile preparare farmaci a base di tiroide secca a dose personalizzata
Se stai cercando informazioni su come ottenere e comprare tiroide secca in Italia, sappi che la Farmacia Tolstoj è in grado di allestire e preparare tali farmaci nel proprio Laboratorio Galenico.
La tiroide secca è un vecchissimo principio attivo naturale utilizzato molti anni or sono, ottenuto dalla tiroide del maiale e ormai in disuso per la sua derivazione animale. Era presente in alcuni farmaci industriali (es. Cinetic compresse), oggi non più in commercio in Italia.
E’ però ancora possibile utilizzarla e prescriverla: la materia prima pura viene importata dall’America (Tiroide Secca USP, cioè da Farmacopea Americana) da un fornitore italiano e ceduta alle Farmacie che la utilizzano per preparare farmaci secondo le esigenze dei pazienti.
I vantaggi della preparazione sono innumerevoli

possibilità di acquistare in italia un farmaco altrimenti irreperibile (ma venduto, per esempio, in Svizzera, San Marino e Stato Vaticano).
possibilità di acquistare QUALSIASI dosaggio, dato che viene realizzata direttamente dal Farmacista su misura in base alle indicazioni di un Medico (es. 15mg, 64mg, 79mg, 110mg, eccetera).
possibilità di acquistare la quantità necessaria di terapia evitando spreco o spese inutili: si possono richiede 10, 50, 100, 500 capsule o compresse.
possibilità di creare capsule a lento rilascio della tiroide secca
possibilità di modificare e migliorare l’assorbimento e biodisponibilità degli ormoni tramite l’uso di particolari eccipienti
La preparazione della tiroide secca, infatti, avviene normalmente in capsule e gli eccipienti presenti possono essere stabiliti dal Medico, al fine di ridurre o rimuovere problemi legati a intolleranze o allergie a conservanti o coloranti (normalmente non presenti ne).
Dai testi ufficiali (Medicamenta®), risulta che esistono grandi variazioni individuali nella sensibilità verso la tiroide secca: in genere, i bambini sono più resistenti rispetto all’adulto. La comparsa degli effetti farmacodinamici è lenta (si raggiunge il massimo dell’effetto in alcuni giorni): da qui l’importanza di somministrare regolarmente e in maniera distanziata la tiroide secca; solitamente si somministra una volta al giorno, a digiuno.
Come regola generale, è consigliabile (ma lo deve stabilire il Medico) ridurre o rivalutare i dosaggi nei mesi caldi e di alternare ai periodi di trattamento dei brevi momenti di riposo.
Per quanto riguarda effetti collaterali e controindicazioni della tiroide secca, dosi elevate possono causare:
tachicardia
aumento della temperatura corporea
debolezza fisica e dolori muscolari
sete
nausea, vomito e diarrea
Essendo un farmaco preparato su misura dal farmacista, viene classificato come galenico magistrale ossia realizzato dietro presentazione di una ricetta medica ripetibile, valida 6 mesi per un massimo di 10 preparazioni.
Secondo stime mediche si calcola che ben il 30% della popolazione italiana abbia un qualche problema alla tiroide, mentre i noduli tiroidei sarebbero presenti almeno nel 10% degli italiani. Nonostante sia una malattia nota da oltre un secolo, però, non sempre è facile riconoscerne i sintomi. Il dottor Raul Vergini, autore di Ipotiroidismo. Un’emergenza ignorata, ci spiega quali rischi può causare una ghiandola mal funzionante.

Che cos’è la tiroide e perchè è un organo così importante?
La tiroide è una ghiandola endocrina, cioè una ghiandola le cui secrezioni (definite ormoni) sono immesse direttamente nel sangue. Gli ormoni sono dei messaggeri chimici che trasmettono segnali da una parte all’altra dell’organismo. Essi viaggiano nel circolo sanguigno partendo dalle ghiandole che li producono fino ad arrivare alle cellule bersaglio. Ogni ormone ha un’azione specifica su certe cellule o tessuti e ne regola l’attività o il metabolismo. Una volta giunti in prossimità delle loro cellule bersaglio, gli ormoni vengono riconosciuti da particolari molecole chiamate recettori. Una volta che il recettore ha legato l’ormone, la cellula ha per così dire ricevuto il messaggio e può dare inizio a quella particolare attività funzionale. La tiroide produce vari ormoni, ma i più importanti sono il T3 ed il T4, che vengono prodotti unendo degli atomi di iodio ad un aminoacido chiamato tirosina. La funzione degli ormoni tiroidei è quella di regolare i processi metabolici, cioè la produzione e l’utilizzo di energia all’interno delle singole cellule e di conseguenza nell’intero organismo. Nella prima parte della vita questa ghiandola ha anche una funzione di controllo sulla crescita in quanto favorisce la crescita tissutale e lo sviluppo fisico e mentale. Da questo se ne deduce facilmente l’estrema importanza per la nostra salute e per l’equilibrio delle principali funzioni del nostro organismo.

Quali sono le patologie più comuni che possono interessare la tiroide?
Le patologie che colpiscono la tiroide sono soprattutto l’ipotiroidismo (cioè una ridotta attività tiroidea), l’ipertiroidismo (una aumentata attività tiroidea), la formazione di noduli ed infine i tumori della tiroide. Fra questi, quella di gran lunga più comune è l’ipotiroidismo, che secondo le statistiche ufficiali interesserebbe circa il 5% della popolazione, mentre altri autori (fra cui il sottoscritto) sono convinti che invece interessi, in un modo o nell’altro, ben oltre il 50% della popolazione.

Quali sono i sintomi dell’ipotiroidismo?
I sintomi dell’ipotiroidismo sono moltissimi e a volte possono simulare quelli di altre patologie e questo rischia di portare fuori strada il medico che non sia non molto esperto di questa patologia, specie nei casi (purtroppo frequenti) in cui gli esami di laboratorio non sono in grado di rivelare il problema. Quelli qui di seguito indicati sono i sintomi ed i segni più comuni dell’ipotiroidismo, ma l’elenco non è certamente esaustivo, nel libro ne ho citati molti altri:

o    Temperatura corporea bassa
o    Stanchezza e debolezza cronica
o    Freddolosità, intolleranza al freddo
o    Aumento di peso, obesità
o    Mixedema, soprattutto al viso (attorno agli occhi e alla mandibola), alle mani, agli arti.
o    Stitichezza
o    Pelle pallida e secca
o    Sudorazione ridotta
o    Estremità fredde e umide (viscide)
o    Infezioni ricorrenti soprattutto delle vie respiratorie (naso, gola, orecchie, bronchi)
o    Debolezza immunitaria: infezioni frequenti, candida
o    Unghie fragili, morbide, giallastre, striate o con solchi, letto ungueale pallido
o    Capelli fragili, sottili, secchi e opachi, caduta dei capelli, specialmente su fronte, nuca e zone temporali.
o    Diradamento dei peli, soprattutto su braccia, gambe (esterno del polpaccio) e ascelle
o    Diradamento o scomparsa del terzo esterno delle sopracciglia (segno di Hertoghe)
o    Diradamento delle ciglia
o    Ipoglicemia (sintomi più comuni: cefalea, brividi, sudorazione, tachicardia, stanchezza, senso di svenimento, ansia fino ad attacchi di panico, ecc.)
o    Appetito ridotto, fino all’anoressia, oppure appetito aumentato.
o    Gonfiore e pallore delle membrane mucose
o    Labbra inspessite
o    Colorito rossastro sulle guance
o    Occhi rossi, irritati, secchi
o    Voce roca e profonda
o    Eloquio lento e monotono
o    Mimica lenta
o    Movimenti lenti
o    Macroglossia (lingua ingrossata) spesso con impronta dei denti sui lati
o    Indolenza, apatia, pigrizia, svogliatezza
o    Sonnolenza, letargia
o    Ipotonia (ridotto tono muscolare)
o    Iporiflessia (riflessi diminuiti), specialmente del tendine di Achille
o    Carotenemia (colorazione giallastra del palmo di mani e piedi dovuta all’incapacità del fegato di convertire il beta-carotene in vitamina A) (nei casi severi)
o    Depressione, umore malinconico
o    Diminuzione della memoria e dell’attività mentale
o    Stanchezza mentale
o    Difficoltà di concentrazione
o    Vertigini e giramenti di testa
o    Riduzione o scomparsa del desiderio sessuale
o    Disturbi e alterazioni del ciclo mestruale e Sindrome Premestruale 
o    Infertilità, incapacità di rimanere incinta
o    Cefalea ed emicrania
o    Gonfiore alle caviglie
o    Ipotensione (pressione arteriosa bassa)
o    Polso lento (bradicardia) e molle
o    Toni cardiaci deboli
o    Dermatiti, eczemi, psoriasi, brufoli, acne
o    Dolori articolari e muscolari
o    Debolezza muscolare
o    Crampi muscolari
o    Allergie
o    Dislipidemia (colesterolo aumentato)
o    Lassità dei legamenti (piede piatto, iper-flessibilità, scoliosi, postura piegata in avanti, valgismo, tendenza alle distorsioni, rotula dislocata)

Chi ne soffre maggiormente?
Si ritiene che le donne soffrano più spesso di ipotiroidismo (come di altre patologie della tiroide)  rispetto agli uomini, fino a 5-6 volte di più. In realtà, dato che l’incidenza di questo problema è assai più elevata di quanto comunemente si pensi, ne soffrono anche parecchi uomini, anche se verosimilmente in numero comunque inferiore alle donne. Anche i bambini possono essere interessati da questo problema.

Perchè l’ipotiroidismo è una malattia così pericolosa?
L’ipotiroidismo è una malattia che non crea solo i sintomi più o meno fastidiosi che abbiamo elencato più sopra, ma che può accorciare drasticamente la nostra prospettiva di vita aumentando la possibilità di essere colpiti da patologie degenerative come il cancro o le malattie cardiovascolari. Così come può impedire il concepimento o il portare avanti una gravidanza. Insomma, rendere la nostra vita un inferno. Ed è ancora più pericolosa proprio per il fatto che troppo spesso non viene correttamente diagnosticata e quindi trattata adeguatamente, e anche quando viene riconosciuta, la terapia consigliata non è sempre la migliore.

Oggi si fa un gran parlare di prevenzione e la tiroide è un organo conosciuto da oltre un secolo. Come mai allora molte volte la disfunzione tiroidea,  e più nello specifico l’ipotiroidismo, è ignorato dai medici, tanto da poter essere considerata un’emergenza ignorata?
Ritengo che sia una vera emergenza in quanto questa patologia può condizionare e rendere difficile la vita di un gran numero di persone, ma è ignorata perchè il medico, ma anche lo specialista endocrinologo, troppo spesso non è in grado di diagnosticarla perché per farlo si basa solo sui risultati di un paio di esami di laboratorio che sappiamo essere in molti casi assolutamente inadeguati per la diagnosi. Per questa ragione vorrei che il mio libro fosse letto non solo da coloro che già sanno di soffrire di un problema di questo tipo, ma soprattutto da coloro che non lo sanno, ma che vagano da un medico all’altro senza riuscire a risolvere i loro problemi. Se i loro sintomi rientrano in quelli elencati più sopra (o negli altri elencati nel libro) ci sono buone possibilità che essi derivino da un ridotto funzionamento degli ormoni tiroidei e che quindi ci sia speranza che anche loro possano trovare un qualche sollievo alle loro sofferenze.

Nel libro Lei si sofferma molto sull’insufficienza diagnostica attuale. A cosa si deve, perché i medici non prestano attenzione a un organo invece così fondamentale?
In realtà non sono i medici a non prestare attenzione alla tiroide, è la medicina moderna che ha basato tutto sugli esami di laboratorio trascurando la clinica, cioè lo studio da parte del medico dei sintomi e dei segni che il paziente presenta. La tecnica medica ha fatto indubbiamente  passi da gigante negli ultimi decenni e non possiamo che esserne felici ma a volte, come nel caso della ridotta funzionalità tiroidea, la fiducia cieca e spesso acritica dei medici  negli esami di laboratorio può impedire una corretta diagnosi ed una efficace terapia. Il laboratorio, è un ausilio spesso assai prezioso, ma non può e non deve sostituirsi all’esame clinico del paziente e al ragionamento deduttivo del medico. Quando laboratorio e clinica sono in conflitto, a mio parere (ma anche secondo logica e buon senso), dovrebbe essere la clinica ad averla vinta. Invece, troppo spesso, il medico dà più importanza a delle “macchie di inchiostro su un foglio di carta” piuttosto che ai disturbi del paziente che ci consulta per chiederci aiuto.
E questo problema nel caso della tiroide è ancora più grave perché in un gran numero di casi gli esami che il medico eventualmente richiede (spesso solo TSH e FT4) non sono in grado di confermare la diagnosi di ipotiroidismo, sia perché la loro attendibilità e precisione non è così elevata, sia perché ci sono molti casi di ipotiroidismo in cui la quantità di ormoni nel sangue può sì essere “normale” (cioè rientra nei range del laboratorio) ma questi non possono comunque svolgere la loro funzione, per esempio in caso di ridotta conversione da T4 a T3, o in caso di resistenza periferica agli ormoni, o di problemi a livello dei recettori cellulari degli ormoni, o di eccessivo legame di questi con le proteine di trasporto, ecc.
E la cosa più assurda è che in un caso come questo, cioè se siamo così sfortunati che i nostri esami del sangue rientrino nei range di normalità, anche se andassimo nel più importante centro di endocrinologia italiano o straniero otterremmo sempre la stessa risposta: “La sua tiroide è a posto”.
Nella migliore delle ipotesi ci verrà detto che forse è solo lo stress e ci verrà consigliata una bella vacanza. Nella peggiore saremo indirizzati ad una serie di altri specialisti per cercare di scoprire quale sia la “vera” patologia di cui soffriamo, o al limite ci verrà prescritto qualche ansiolitico e/o antidepressivo. In ogni caso, naturalmente, i nostri disturbi resteranno pressochè invariati.

Che cosa è la bio-endocrinologia?
Il termine bio-endocrinologia è un neologismo che abbiamo creato per cercare di tradurre il concetto espresso dall’acronimo inglese BHRT (Bio-Identical Hormone Replacement Therapy) cioè “terapia ormonale sostitutiva con ormoni bioidentici” ma anche per indicare un approccio in generale più naturale alle problematiche di origine endocrina.
In realtà il termine terapia sostitutiva in questo caso non sarebbe corretto, perché qui non si tratta di sostituire gli ormoni prodotti dal corpo stesso (endogeni) con ormoni esterni (esogeni) come ad esempio fa la pillola anticoncezionale che blocca la produzione di ormoni sessuali per sostituirli con ormoni sintetici, o come fanno gli estrogeni in menopausa dopo che le ovaie ne hanno pressochè cessato la produzione.
Nella maggior parte delle terapie ormonali naturali, infatti, si tratta semplicemente di aggiungere piccole quantità di ormoni a quelle già prodotte dal corpo con lo scopo di raggiungere un livello fisiologico ottimale. In realtà un certo grado di soppressione, e quindi di sostituzione, si realizza comunque ma in media solo una piccola parte della produzione naturale è soppressa e questa soppressione è comunque temporanea.
Per questa ragione dovremmo forse usare il termine “terapia correttiva” invece di “terapia sostitutiva”.

La terapia ormonale correttiva con ormoni bioidentici si basa due presupposti fondamentali:
1)    l’utilizzo degli ormoni nella stessa forma naturale prodotta ed utilizzata dal nostro organismo
2)    l’uso di questi in dosi fisiologiche

il nostro scopo è quello di copiare il più possibile la natura, in modo da ottenere il massimo effetto col minimo rischio.
Questi due punti differenziano questo approccio da quello della terapia ormonale classica che utilizza spesso derivati sintetici degli ormoni naturali (ad esempio estro-progestinici o corticosteroidi sintetici) e li prescrive anche in dosi farmacologiche (o supra-fisiologiche) come terapia (spesso solo sintomatica) per alcune patologie e non come ripristino dell’equilibrio fisiologico di questi ormoni.
Gli ormoni bioidentici (come del resto le vitamine e tutte le sostanze naturali) sono molecole non brevettabili che quindi destano poco interesse nelle aziende farmaceutiche che preferiscono sviluppare derivati sintetici non esistenti in natura che però possano essere brevettati e commercializzati in esclusiva consentendo profitti molto maggiori. Purtroppo questo non sempre coincide con il miglior interesse dei pazienti.

Che differenza di approccio c’è tra un medico che si occupa di bio-endocrinologia e un endocrinologo comune?
La differenza nel trattamento è spiegata nella domanda precedente, qui posso aggiungere che il medico che si occupa di bio-endocrinologia basa una gran parte del suo esame del paziente sulla clinica, cioè sulla osservazione attenta dei sintomi e dei segni che questo presenta, oltre ad utilizzare anche metodiche non convenzionali utili per una corretta diagnosi, come questionari sui sintomi, misurazione degli ormoni steroidi nella saliva, o il metodo della temperatura basale di Barnes per la diagnosi dell’ipotiroidismo, ecc.
Inoltre, se e quando il bio-endocrinologo dovrà utilizzare ormoni per riequilibrare il paziente, lo farà utilizzando pressochè esclusivamente ormoni bioidentici in dosi fisiologiche, e non derivati sintetici in dosi farmacologiche. L’obiettivo sarà sempre quello di ottenere il massimo beneficio per il paziente riducendo al minimo il rischio di effetti collaterali.

L’uso della L-tiroxina è sempre da evitare preferendo invece un ormone bio-identico?
Sicuramente la tiroide secca (che altro non è che ghiandola tiroidea di maiale essiccata e confezionata sotto forma di compresse) ha dimostrato in quasi un secolo di uso di essere in grado di compensare perfettamente una tiroide ipofunzionante, ed ha sempre dato ottimi risultati fino a quando non è stata sostituita, negli anni ’70 del secolo scorso, dalla tiroxina (T4) sintetica che l’industria farmaceutica ha ritenuto (senza che fossero fatti seri studi al riguardo) superiore alla tiroide secca e sufficiente per trattare l’ipotiroidismo.
La tiroide secca, proprio perché è ghiandola intera, contiene non solo T4 (che in realtà è solo un precursore), ma anche T3 (che è la forma attiva dell’ormone stesso), oltre ad altri fattori meno conosciuti ma probabailmente importanti per un buon equilibrio tiroideo. Questo insieme di sostanze è in grado di compensare in maniera più armonica e soprattutto più efficace della sola tiroxina una eventuale carenza di ormoni tiroidei.
La tiroxina è stata proposta basandosi sul presupposto che essa, che è solo T4, verrà poi regolarmente convertita in T3 a seconda dei bisogni dell’organismo, ma questo purtroppo molte volte non avviene, per una serie di motivi che non possiamo affrontare qui ma che sono ben illustrati nel libro. In tutti questi casi la tiroxina non ci consentirà di correggere in maniera ottimale una carenza di ormoni tiroidei. In qualche caso questo succede, per cui ci snon pazioenti che stanno bene anche con la sola tiroxina, ma questi sono una netta minoranza.
Comunque il trattamento dell’ipotiroidismo è in realtà un po’ più complesso della diatriba fra tiroide secca o tiroxina sintetica, e spesso entrano in gioco anche altri fattori, come la carenza di certi nutrienti o la presenza di sostanze tossiche che rendono difficile il funzionamento della ghiandola o dei suoi ormoni. Per questo noi crediamo che l’utilizzo degli ormoni tiroidei sia sempre l’ultima scelta, e che prima si debba cercare per quanto è possibile di mettere la ghiandola nelle condizioni di poter lavorare al meglio, fornendole i nutrienti di cui ha bisogno e stimolandola opportunamente in modo naturale. Nei casi in cui questo approccio non sia sufficiente o non dia i risultati sperati si provvederà a considerare una terapia ormonale correttiva che preferibilmente preveda l’uso della tiroide secca invece che la tiroxina sintetica perché questa ha dimostrato una maggiore efficacia ed una migliore tollerabilità.

Nel suo libro, Ipotiroidismo, cita casi in cui i pazienti trattati con tiroide secca dopo alcuni mesi hanno riacquistato parzialmente l’uso della tiroide. Come mai allora, nella maggior parte dei casi chi soffre di ipotiroidismo viene trattato solo con L-tiroxina sintetica, che riduce invece il funzionamento della tiroide fino, in certi casi, alla sua atrofizzazione?
Il motivo per cui il paziente viene purtroppo trattato solo con tiroxina sintetica l’ho già spiegato più sopra, anche se ciò che provoca l’atrofizzazione della tiroide non è l’uso della tiroxina in sé, ma la carenza dei nutrienti necessari affinchè la ghiandola possa funzionare adeguatamente e produrre i suoi ormoni e/o la presenza di sostanze tossiche o di anticorpi che ne possono danneggiare irrimediabilmente la struttura.
Se per esempio una tiroidite autoimmune d Hashimoto non viene trattata cercando di ridurre l’infiammazione e di sostenere la ghiandola nutrendola adeguatamente, questa molto probabilmente con il passare degli anni finirà così danneggiata da ridurre drasticamente la sua capacità di produrre ormoni, il suo tessuto diventerà fibroso e il suo volume più piccolo, fino ad atrofizzarsi pressochè completamente. Per questo riteniamo non siano importanti solo gli ormoni da somministrare, ma che vada messa in atto tutta una strategia naturale di supporto affinchè la ghiandola in situazioni come questa subisca il meno danno possibile.
l'hascimoto e il basedow (chiamato graves in inglese) hanno gli stessi problemi. Nel senso che viaggiamo con degli autoanticorpi . L'unica differenza tra te e me è che stiamo ai poli opposti di una linea dal punto di vista di funzionamento della tiroide. Entrambe funzionano male, ma la mia ex tiroide produceva piu' ormone e faceva danno ovunque, la tua ne produce pochi e faceva lo stesso danni ovunque. Sintomi e disturbi quasi uguali tranne che per l'iperattività e l'esoftalmopatia agli occhi basedowiana. Dato che siamo in discorso e tu mi hai parlato un po' dell'hascimoto, ti parlo un po' del basedow...ma non per entrare in competizione in qualche maniera, ma per informarti su cosa potrebbe essere prezioso controllare per risolvere alcuni problemi. Tu mi hai parlato di ghiandola surrenale, ecco anche nel caso basedow queste ghiandole entrano nel campo di controllo. Anzi voglio essere piu' precisa, tutto il giro di ovaie-ghiandole surrenali-ipofisi-tiroide devono essere controllate, perché se salta una il giro non funziona piu'. Nel basedow viene controllata anche la parte cortico-surrenale, l'ormone del cortisolo è di solito impazzito. Insomma quando la tiroide va a farsi benedire tutto il meccanismo salta e gli endo non è che non lo sanno, è che sanno perfettamente che una volta partito il meccanismo la mano umana non riesce a rimetterlo come prima. Quando mi sono presentata alla nuova endo, sono venuta a sapere che aveva chiesto che caso fossi..appena saputo basedow...ha detto "i piu' difficili". Nel senso che una volta che parte la tiroide e c'hai pure l'autoimmunità sotto ha voglia di rimettere tutto come prima. I problemi ci saranno sempre ed è questione di fortuna che non ti arrivino altre patologie autoimmuni al seguito. Come ben tu saprai: chi ha una patologia autoimmune viene sottoposto a tanti controlli per escludere altre tra cui gastrite amiotrofica, celiachia e molte altre. I miei anticorpi, dopo aver eliminato la tiroide si sono negativizzati. E sai bene che se l'anticorpo dorme si sta meglio. Infatti i miei occhi non lacrimano piu' e non sono piu' gonfi e doloranti. Io non ti dico di toglierti la tiroide, ma senza tiroide lo stato di salute generale ringrazia, perché una tiroide malfunzionante fa piu' danni che altro, e non è possibile calibrare in maniera giusta l'ormone sostitutivo. Poi il discorso è stra lungo, lo sai anche tu che ci sarebbe da parlare per ore...comunque l'autoimmunità è un discorso complesso, e l'unica cosa che puo' aiutare una persona con questo tipo di problemi è una buona dose di fortuna, perché anche tra di noi c'è chi sta meglio e chi sta peggio...e purtroppo trovarsi con mille malattie autoimmuni o una sola è solo un giro di fortuna alla fine. 
Cerchi una farmacia in grado di preparare la soluzione di Lugol Debole o Forte?
Importante sapere che la soluzione di Lugol (sia debole che forte) preparata dal Farmacista nel Laboratorio Galenico della Farmacia  richiede ricetta non ripetibile, valida 30 giorni per una sola volta (questo per la presenza di iodio, sostanza tossica, v. dopo). In particolare, è importante che il medico scriva sulla ricetta, la dose dello iodio in tutte lettere. Es. “iodio 2g” deve essere scritto “iodio DUE GRAMMI“.
La soluzione di Lugol sono soluzione contenenti acqua, iodio e potassio ioduro (sono dette “soluzioni acquose iodo – iodurate”). Sono soluzioni per uso orale, da assumere a gocce, pure o diluite in poca acqua e vengono impiegate:
nel trattamento dell’ipertiroidismo congenito autoimmune nel neonato (morbo di Graves – Flajani – Basedow)
nella preparazione alla tiroidectomia nel paziente adulto affetto da morbo di Basedow
nel trattamento della crisi tireotossica per ottenere l’immediato blocco del rilascio di ormoni tiroidei
per prevenire la contaminazione da iodio radioattivo (es. Fukushima)
nella carenza di iodio
Una volta la soluzione di Lugol era anche usata per la cura del gozzo endemico, ma oggigiorno non si utilizza più. In alcuni casi, è anche usata per evidenziare meglio sedi per eventuali biopsie.
Poiché lo iodio è una sostanza potenzialmente tossica, è molto importante attenersi scrupolosamente alle dosi prescritte dal medico, senza mai cambiare il dosaggio autonomamente, ma sempre dopo consulto con il medico. Le dosi sono poche gocce (2-3-4-5) generalmente una volta al giorno; alle dosi indicate è sicura, non lo è invece l’assunzione incontrollata e senza necessità terapeutica. Infatti i principali effetti collaterali sono a carico di un organo molto importante, la tiroide.
Per quanto riguarda la posologia e le modalità di assunzione della soluzione di Lugol, bisogna innanzitutto distinguere che esistono 2 tipi: la forte e la debole. Contengono tutte le stesse sostanze, ma come lascia intendere il nome, la forte, a parità di dose da somministrare, è più concentrata.
La soluzione al 5% (soluzione di Lugol forte) contiene 130 mg di iodio per millilitro (1 mL = 130 mg di iodio,
0,8 mL = 100 mg di iodio).
Il contenuto di iodio per goccia di preparato dipende ovviamente dal volume della singola goccia, che a sua
volta è determinato da numerosi fattori (viscosità della soluzione, diametro del contagocce, ecc).
Considerando il valore convenzionale di 20 gtt/mL si ottengono, in funzione degli arrotondamenti, 6,3-6,5 mg
di iodio stabile/goccia.
[5]
Pertanto sono necessarie circa quindici gocce di soluzione di Lugol al 5% per somministrare la dose
standard dell'adulto di 100 mg di iodio. Nella tabella 1 sono riportate le equivalenze approssimate per le
formulazioni della soluzione di Lugol abitualmente impiegate:
Lugol 5% Lugol 2% Lugol 1%
1 mL 130 mg di iodio 52 mg di iodio 26 mg di iodio
1 gtt 6,5 mg di iodio 2,6 mg di iodio 1,3 mg di iodio
100 mg di iodio 0,8 mL o 15 gtt 1,9 mL o 40 gtt 3,8 mL o 80 gtt
Tabella 1: Equivalenze approssimate per le varie concentrazioni della soluzione di Lugol
Nel caso di pazienti pediatrici le raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), recepite
in sede di Unione Europea (UE), suggeriscono le seguenti dosi di iodio stabile per la profilassi nelle emergenze
nucleari:
[6]
Età Iodio stabile (mg) Lugol 5% (gtt) Lugol 2% (gtt) Lugol 1% (gtt)
≤ 1 m 12,5 2 5 10
> 1 m - 3 a 25 4 10 20
> 3 a - 12 a 50 8 20 40
>12 a 100 15 40 80
Tabella 2: Equivalenze approssimate per le varie concentrazioni della soluzione di Lugol
in età pediatrica
In tutti i casi (adulti e bambini) è opportuno che la somministrazione inizi nelle 24 ore precedenti l'indagine e
sia effettuata per quanto possibile in dosi refratte (ad es. per una dose di 15 gtt prescrivere 5 gtt 3 volte al dì),
diluendo il preparato nelle bevande, durante i pasti, per ridurre gli effetti irritanti specie nello stomaco.
La saturazione dei trasportatori tiroidei è ottenibile iniziando la profilassi 24 ore prima della somministrazione
del radiofarmaco iodato. Per la durata del trattamento si faccia riferimento alle prescrizioni riportate nel
foglietto illustrativo del singolo radiofarmaco.
Nel caso di pazienti allergici allo iodio si può ricorrere al perclorato di potassio (es. Pertiroid). Nell'adulto sono
necessari 200 mg per 4 volte al giorno, vista la cinetica piuttosto rapida del perclorato, iniziando da 60 a 30

Tiroide secca

LA TIROIDE

La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla localizzato nella parte anteriore del collo. Questa ghiandola produce quattro omoni che, a seconda del numero di molecole di iodio in essa contenute, sono denominati T1, T2, T3, e T4.  Gli ormoni tiroidei circolano nel sangue quasi completamente legati a proteine come composti di inattivi. Solo una piccola frazione è disponibile per i tessuti ed è presente in forma libera come FT3 ed FT4.

L’ ormone  tiroideo più rappresentato nel nostro corpo è il T4 (circa l’ 80%): è questa una forma inattiva da cui viene prodotto (prevalentemente nel fegato) il T3, la forma attiva dell’ ormone(circa il 20 %), grazie all’azione di un enzima (chiamato 5-deiodinasi). Solo il T3 riesce a penetrare nelle cellule dei tessuti dove espleta le sue funzioni fisiologiche, mentre il T4 è la forma circolante, una sorta di pro-ormone.

Sono numerosi i fattori in grado di influire positivamente o negativamente su questa conversione e fra i più significativi vi sono quelli ormonali.

Il DHEA, il Cheto-DHEA, la melatonina, il testosterone, il GH ne favoriscono la conversione; l’estradiolo e il progesterone, la inibiscono. Il cortisolo in dosi fisiologiche ha un’azione modulante, mentre quando è elevato (es. stress cronico,  farmaci) esercita una azione inibitoria.

L’  FT3 influenza l’ attivita’di  particolari recettori nucleari (della stessa famiglia dei PPRAs) regolando l’espressione di geni coinvolti in numerose funzioni che coinvolgono il metabolismo, la funzione mitocondriale, l’ energia, il cuore, il sistema nervoso,  il tessuto adiposo, l’ intestino, la pelle, i capelli, il sistema immunitario, etc.: in altri termini è in grado di influenzare tutto l’ organismo.

La ghiandola produce anche in piccole quantità altri due ormoni: T1 e T2. Il significato preciso delT1 è sconosciuto. Il T2 agisce nel fegato e nel tessuto adiposo bruno, dove esercita un’azione sulla termogenesi (azione brucia-grassi).

Ma il lavoro del grande motore metabolico del nostro organismo non si ferma qui. La tiroide produce infatti anche un altro importante ormone: il T3  reverse (rT3). È questa una forma inattiva dell’ormone che deriva dal T4 grazie all’azione di un enzima appartenente sempre alla famiglia delle deiodinasi. Il rT3 protegge fisiologicamente l’organismo da una eccessiva produzione di T3, che sarebbe dannosa. È una sorta di valvola di sfogo che viene attivata in situazioni fisiologiche e patologiche. Pertanto è importante dosare nel sangue il suo livello perché sono frequenti le condizioni in cui viene attivata questa via (es. stress cronico, farmaci, etc.), che determina la conversione del T4 in T3 reverse anziché quella del T4 in T3. Questa è anche una delle ragioni per cui la terapia con T4 non è sempre efficace e per la quale aumentando il dosaggio di T4 non si fa altro che incrementare la conversione in rT3 anziché in T3 (che quindi si riduce), con ripercussioni cliniche rilevanti e la persistenza dei sintomi dell’ ipotiroidismo. L’accumulo di rT3 (blocco dei recettori del T3 e della conversione del T4 in T3) riduce l’efficienza dell’attività enzimatica, rallenta il dispendio ed il fabbisogno energetico, favorisce l’azione e la produzione dei radicali liberi e delle citochine pro-infiammatorie. L’ invecchiamento è un’ altra condizione nella quale tende a ridursi sempre più la conversione dell’ormone della forma attiva e ciò spiega in parte perché il metabolismo tende a rallentare con l’ età.

La tiroide dialoga con tutto il nostro corpo attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi con il classico meccanismo di feed back, in grado di mantenere costanti livelli ormonali. I valori ematici di TSH (prodotta all’ipofisi per stimolare la produzione di ormone tiroideo) sono un indice dell’attività della tiroide. Valori bassi sono un’espressione di ipotiroidismo, valori alti di ipertiroidismo, valori normali di un eutiroidismo. E’ comunque controverso il fatto che il TSH possa essere l’ unico parametro da considerare come indice dell’ attività tiroidea.

Certo è che non è sufficiente considerare come assolutamente “normale” un TSH all’ interno dei range di riferimento del laboratorio (molto ampi) ma considerare piuttosto quelli che in letteratura sono riportati come valori ottimali.

 

  IPOTIROIDISMO

L’ ipotiroidismo è una sindrome clinica che deriva dalla mancanza di ormoni tiroidei, con una rallentamento e una diminuzione di tutti processi metabolici. La classica definizione di ipotiroidismo prevede la classificazione in primario (per distruzione tiroidea),  secondario(da difetto del TSH ipofisario), terziario(deficit ipotalamico di TRH) oppure può essere derivato da una resistenza periferica all’azione degli ormoni tiroide. Fra le forme più diffuse di ipotiroidismo vi è quello da tiroidite di Hashimoto che, come noto, si manifesta con una netta prevalenza nel sesso femminile. Senza dimenticare poi che la tiroide con l’età tende ad essere meno efficiente e a produrre meno ormoni tiroidei. 
 

I SINTOMI classici dell’ ipotiroidismo comprendono

  • mancanza di energia (soprattutto al mattino) e facile affaticabilità

  • alterazioni del sistema nervoso (depressione e stanchezza, difficoltà di concentrazione)

  • aumento di grasso corporeo, la ritenzione idrica (mani, piedi, volto)

  • alterazione della funzionalità cardiaca (ridotta contrazione ventricolare, bradicardia e aumento delle resistenze periferiche con conseguente ridotta gittata cardiaca)

  • irregolarità mestruali, alterata conversione dei precursori degli estrogeni con alterazione di FSH ed LH e comparsa di cicli anovulatori con conseguente infertilità, desiderio sessuale diminuito

  • anemia,

  • bassa temperatura,

  • crampi muscolari,

  • maggiore suscettibilità alle infezioni,

  • alterazioni della funzionalità renale.

I sintomi sono si presentano spesso sfumati e la diagnosi non è sempre così scontata. Gli esami di laboratorio possono essere normali o di poco alterati (ipotiroidismo subclinico) ma di fatto la qualità di vita della persona può essere compromessa in modo significativo e soprattutto duraturo.

 

TIROIDE SECCA
 

Il TRATTAMENTO di scelta nell’ ipotiroidismo è quello che prevede la prescrizione di T4 (levo-tiroxina). In realtà utilizzando esclusivamente T4 la conversione nella formativa T3 non è sempre efficace in cui tutti i pazienti e, nello stesso paziente, soddisfacente nelle diverse fasi della terapia. Aumentare il dosaggio di T4 non è la soluzione migliore in tutti i casi: può aumentare la conversione in T3 reverse (che pertanto è necessario dosare) dal T4, con una ulteriore riduzione del T3 e un peggioramento dei sintomi del paziente.

L’utilizzo della TIROIDE SECCA, che contiene tutti gli ormoni tiroidei, è il primo passo per muoversi nella direzione giusta del trattamento dei sintomi dell’ ipotiroidismo, sui quali la terapia con T4 non solo non agisce completamente ma addirittura talvolta peggiora.

L’altro importante aspetto riguarda la gestione globale del paziente.

E’ necessario che  il medico non sia semplicemente un prescrittore o un modulatore del dosaggio di un farmaco ma che sia in grado di gestire il paziente nella sua globalità.

  • Sarà allora importante tenere sotto controllo tutte le interazioni ormonali e non unicamente gli ormoni tiroidei, viste le numerose e note interazioni ormonali.

  • Sarà importante fare una diagnosi e un monitoraggio attento attraverso l’ interpretazione corretta degli esami di laboratorio includendo, quando indicato, anche  il dosaggio del T3 e T4 nelle urine delle 24 ore e quello del T3 reverse.

  • Bisognerà attribuire la giusta importanza a nutrienti fondamentali per la funzionalità della tiroide ( selenio, lodio, zinco, ferro).

  • Bisognerà prevedere un intervento sullo stile di vita del paziente partendo dall’ alimentazione e toccando anche attività fisica, gestione dello stress, sonno, fumo di sigaretta ed eventuali integrazioni fitoterapiche.


 
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